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La strategia SEO più efficace consiste nel dare agli utenti la risposta più semplice e completa alla loro domanda. Da sempre questa è una delle poche certezze dei consulenti SEO.
E se invece non fosse così?
La competizione della ricerca
Il Content Marketing Institute (CMI), in un articolo pubblicato sul proprio sito web lo scorso 21 luglio e firmato da Robert Rose, paragona l’attività di Content marketing a una corsa automobilistica per spiegare perché fornire la migliore risposta potrebbe non essere la strategia SEO più adatta per ottimizzare un contenuto per i motori di ricerca.
Secondo Rose nella corsa alla conquista della prima posizione chi crea contenuti non è né l’auto né il pilota, ma la pista e ha un solo obiettivo: diventare il tracciato di gara migliore per ogni auto e ogni pilota.
La ricerca del contenuto è il cuore della competizione e l’auto più utilizzata è Google che detiene quasi l’88% del mercato globale delle ricerche effettuate sul web. Tuttavia non si tratta dell’unico veicolo in pista: ad esempio, quando le persone hanno bisogno di prodotti specifici è probabile che utilizzino Amazon come prima fonte, mentre se cercano immagini preferiranno Google Image. Se invece lo scopo è trovare video tutorial allora consulteranno YouTube.
Ma non è finita qui: Apple ha iniziato a mangiare quote di mercato di Google, Facebook ha superato più di 2 miliardi di ricerche al giorno e le ultime stime indicano che 1 utente su 10 sceglie TripAdvisor per le indagini legate al settore viaggi. Inoltre, ci sono più di 40 milioni di ricerche di lavoro su LinkedIn ogni settimana.
Alla luce di questi dati, sottolinea Rose, è inevitabile domandarsi in che modo i marketer possono ottimizzare il Content journey per tutte le macchine e i piloti coinvolti nella competizione.
Da un mondo senza Internet all’evoluzione dei motori di ricerca
È difficile immaginare oggi un tempo senza Google in cui dovevamo acquistare la guida TV oppure consultare le pagine dei quotidiani dedicate allo spettacolo per sapere quali programmi sarebbero andati in onda nel corso della giornata. Un tempo privo di alternative che permettevano di impostare la ricerca, ad esempio, per generi o attori preferiti.
E se volevi sapere quali sughi per condire la pasta erano disponibili in commercio? L’unica cosa che potevi fare era un giro tra le gli scaffali del supermercato più vicino.
Questi due semplici esempi spiegano che in passato l’informazione era una strada a senso unico e lo è stata fino all’alba degli anni Novanta quando Alan Emtage, che per pagarsi gli studi lavorava come amministratore di sistema nel dipartimento di Information Technology della McGill University di Montreal (Canada), creò il primo motore di ricerca passato alla storia con il nome di Archie, diminutivo di archive (archivio).
Il sistema creato da Emtage permetteva di effettuare una ricerca di file su server FTP (File Transfer Protocol), ma il programma di analisi prendeva in considerazione solo le lettere e non interpretava il linguaggio: ciò significa che se l’utente digitava “fun” otteneva file contenenti parole come “funds”, “fundamental”, “funny”, eccetera.
Oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia, l’informazione è diventata una strada a doppio senso e i motori di ricerca sono in grado di interpretare e indicizzare i contenuti. Che cosa significa? Vuol dire che una ricerca sul nome di uno specifico autore restituisce non solo i titoli dei libri che ha scritto ma anche la sua biografia, le recensioni, la copertura mediatica e molte altre informazioni.
Questa sottile ma importante differenza ha cambiato l’approccio dei consumatori all’informazione, all’intrattenimento, all’educazione, allo shopping e in generale a tutto ciò che riguarda il consumo di contenuti.
È arrivato il momento di andare oltre la semplice ricerca
I moderni motori di ricerca, secondo l’autore dell’articolo pubblicato sul sito web del CMI, sono in realtà dei motori di risposta ottimizzati. In altre parole, per tornare all’esempio della corsa automobilistica, si compete nel campo della SEO per costruire la pista migliore per un’unica macchina. Si studia l’auto, il suo motore, le gomme, gli ammortizzatori e lo sterzo per ottimizzare la pista al fine di garantire la corsa migliore e più veloce.
Tuttavia, come abbiamo già detto, non bisogna dimenticare che non si tratta più di una sola auto da corsa che cerca la pista migliore: ad esempio, se crei video tutorial devi studiare una strategia adatta a Youtube. Se invece sei un’azienda locale devi elaborare una strategia per motori di ricerca come Yelp che forniscono informazioni sulle aziende locali.
Rose sottolinea che nella maggior parte dei casi gli utenti non utilizzano i motori di ricerca per trovare la risposta esatta, ma per ottenere una serie di risposte, incluse quelle che non credevano di volere. Per questo motivo nel prossimo futuro Google e i motori di ricerca più intelligenti risponderanno anche a ciò che si nasconde sotto la superficie delle domande. Proviamo a spiegare meglio il concetto con un semplice esempio: all’utente che vuole conoscere l’età di un attore famoso, il motore di ricerca non si limiterà a fornire la risposta alla domanda, ma condividerà anche ulteriori informazioni come gli ultimi tre film a cui l’attore parteciperà.
Quale sarà il futuro della SEO?
Ricapitolando, una buona strategia SEO non deve basarsi solo sulla risposta migliore, la più lunga o la più ricca di parole: bisogna creare esperienze di contenuto connesse che offrono una soluzione completa.
Per esempio, spiega Rose, la query per la ricerca di un software aziendale può evolvere da “Qual è il miglior sistema CRM?” a “Mostrami che cosa può fare un ottimo sistema CRM”. Oppure non sarà “Quali sono i migliori ristoranti messicani vicino a me”, ma diventerà “Dimmi la disponibilità nei migliori ristoranti messicani per due persone lunedì sera”.
Lo scopo delle future esperienze content-driven non sarà quello di rispondere alle domande, ma sarà quello di fornire soluzioni a sfide che non sono ancora emerse. In altre parole, il futuro della ricerca sarà rimuovere il bisogno di cercare.
Anche Sergey Brin, co-fondatore di Google, alcuni anni fa ha dichiarato: “Quando abbiamo creato Google, la mia visione era che le informazioni sarebbero venute da te quando ne avevi bisogno. Non avresti dovuto cercare affatto“.
In conclusione, è evidente che l’ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca è un lavoro complesso che necessita di competenze specifiche e di molto tempo e risorse. La soluzione? Affidarsi a un’agenzia di Content marketing in grado di produrre contenuti di qualità fondamentali per ottenere un buon posizionamento.